12 dicembre 1969, Milano: una bomba esplode nell’atrio della Banca dell’Agricoltura, in Piazza Fontana. Sono le ore 16,37. I morti sono 16 i feriti 87. Dal 1969 al 1980 in Italia ci sono state una lunga serie di stragi, bombe assassine contro inermi innocenti. Troppo spesso rimaste impunite. E’ stata chiamata “la strategia della tensione”. In una situazione di grave crisi, le bombe servirono alle classi al potere per far montare il terrore nella società e poi sull’onda emotiva del sentimento popolare applicare politiche di reazione e intransigenza. All’epoca, vollero ricondurre al silenzio e al giogo il movimento operaio, le classi popolari, la sinistra extraparlamentare, i movimenti di emancipazione e gli studenti in lotta, garantire profitti sempre più remunerativi al padronato, consolidare i poteri più repressivi dello stato (polizia e carabinieri in testa), distogliere l’attenzione della gente dai problemi economici e sociali dell’epoca. Oggi la disoccupazione, il precariato diffuso, lo sfruttamento sempre più intenso, la mancanza di minime garanzie a tutela della salute, la mancanza di opportunità, la negazione di diritti primari come la casa, le disuguaglianze estreme, il malfunzionamento delle politiche sociali troppo spesso agite da clientelismo e da necessità elettorali, aggravano le contraddizioni sociali creando disagio, paura, egoismo. Contraddizioni acuite ancor più dal passaggio storico che l’Italia sta affrontando, il passaggio ad una società multiculturale. In migliaia arrivano portando con se la propria cultura e i propri costumi, spesso la propria disperazione che a volte si scontra con il disagio già presente tra gli abitanti di questo paese, alimentando una guerra fra poveri fatta di razzismo e xenofobia, che coinvolge ormai non più solo gruppi organizzati di destra ma anche alcune fette della popolazione.
12 dicembre 2007, il Terrore a suon di bombe ai tempi delle Stragi di Stato, oggi si incute attraverso l’urlo dei media sui reati compiuti dagli immigrati. Immigrati uguale assassini, questo è il motivo dominante di questi ultimi giorni. Impossibile non vedere oggi nel “pacchetto sicurezza” la materializzazione di una nuova logica di controllo sociale da parte delle istituzioni, la creazione di nuovi capri espiatori, per nascondere i veri problemi economici e sociali di oggi. E’ nel pacchetto sicurezza che si definiscono i nuovi confini della devianza che preparano la strada ad una progressiva criminalizzazione della società e del dissenso, una “strategia della paura” intollerabile che comincia a costare vite innocenti e che giustifica abusi di potere. Dopo i fatti delle ultime tre settimane la nostra analisi non può che trovare ulteriori e drammatiche conferme. Non diamo qui una nostra lettura approfondita dei fatti accaduti, vogliamo invece creare un momento di discussione pubblico e cittadino dove poter condividere e discutere dei dibattiti che, siamo sicuri, hanno attraversato tutti gli spazi e le strutture di movimento. Sentiamo impellente la necessità di dare una voce unica, forte e di movimento, alle vicende che attraversano questo periodo, non possiamo permetterci di rimandare. Come Laboratorio Antifascista Nazionale proponiamo una giornata di mobilitazione il 12 dicembre, dislocata in più città, che richiami alla memoria quella strage e ricordi come le istituzioni, ieri come oggi, hanno bisogno di alimentare odio e terrore, repressione e paura, per poter sopravvivere nei momenti di crisi economica e sociale. Vogliamo affermare un’altra idea di sicurezza: quella di una vita dignitosa, di un lavoro senza sfruttamento e precarietà, di servizi pubblici efficienti e aperti a tutti, del diritto allo studio e alla casa; tutti elementi che caratterizzano una società ospitale, inclusiva e giusta, che garantiscono il funzionamento di vere politiche dell’accoglienza. La sicurezza di poter sviluppare liberamente le proprie capacità e personalità. La sicurezza di essere rispettate e rispettati in quanto individui. Aggiungi ai preferiti (5) | Riporta quest'articolo sul tuo sito! | Visualizzazioni: 189
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