Nel giorno della patria, onorata in quel di Via dei Fori Imperiali a Roma con marciette militari, mi piacerebbe ricordare chi ha sempre deriso, con musica e filastrocche, questi onori inutili e sordi: Rino Gaetano. Per l’anniversario della sua scomparsa mi piacerebbe ricordare il suo universo affollato di santi che salgono sul rogo "vestiti d'amianto"; di donne immaginarie che filano la lana e fiutano tartufi; di cieli blu e di notti stellate, di amabili puttane e detestabili politici d'ogni schieramento. Irride e commuove, con l'anarchica eccentricità dei poeti cantastorie.
L'Italia delle P38 e della strategia della tensione, nelle sue canzoni, diventa un paese surreale, diviso tra fiaba e dramma, passioni sentimentali e contraddizioni sociali: 18 aprile festa nazionale dei parastatali con almeno due anni di età di anzianità di servizio. La data scelta casualmente di comune accordo fra tutti i parastatali del regno festeggiava San Galdino vergine. Tutti si preparavano alla festa e nessuno ne sentì mai la mancanza. Il principe con i piedi contro il lampadario acquistava dimestichezza con lo yoga-rock:ultima importazione anglo-americana in tema di belinate. Il fratello del principe si rosicchiava il medio della sinistra convinto di contribuire con questo allo sviluppo dei popoli in via di sottosviluppo. La regina sculacciava di santa ragione un servitore, visto che si trattava di un fatto reale . Il re si depilava sulle cosce. Il popolo eseguiva un raro esercizio di masturbazione massificata. La forza dell’ordine nell’esercizio del proprio dovere si identificava col popolo, e tutti cantavano in coro: “binario, dolci parallele della vita”. I parastatali scalzi e votati alla castità si recavano in fila per quattro verso lo stadio pena: la morte. Il primo esercizio consisteva nella scalata dei tralicci di illuminazione ai bordi dello stadio; e nell’immediato tuffo a testa in giù sulle gradinate. Altri mille giochi coronavano la festa e tutte le categorie partecipavano con spirito sportivo e abnegazione assoluta. Al vincitore veniva concesso di toccare per secondi trenta le cosce della regina, ma inevitabilmente ogni anno era lo stesso re, gelosissimo e depilato a sottoporsi al trattamento. Allora ci furono dei moti sovversivi capeggiati dai rossi che al grido “W la regina e le sue cosce” organizzarono manifestazioni articolate. La rivoluzione non tardò. La rivoluzione era fissata alle ore 18,00 in piazza larga e si apriva con un concerto di Fabrizio D’Andrè. Rino Gaetano In occasione dell’anniversario della sua scomparsa, la programmazione di RadioSonar sarà in parte dedicata a questo geniale autore. Aggiungi ai preferiti (1) | Riporta quest'articolo sul tuo sito! | Visualizzazioni: 283
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