Settori sempre più vasti della società hanno progressivamente perso, a seguito di dinamiche quali precarizzazione del lavoro, disgregazione del tessuto produttivo, carovita, la capacità di autodeterminare le proprie esistenze, subendo, al contempo, un forte restringimento degli spazi di realizzazione della propria personalità culturale e sociale. Anche a Pistoia la progressiva privatizzazione dello spazio pubblico, rappresentata dalla "ri-strutturazione" del centro cittadino in un vero e proprio centro commerciale a cielo aperto, e la riduzione dei momenti di socializzazione al mero consumo testimoniano adeguatamente la necessità di riaprire la discussione per far nascere uno spazio sociale autogestito, contro le logiche del mercato e del profitto. E' innegabile, infatti, come a Pistoia ci sia un'assenza di spazi di relazione liberi e non vincolati. La fruizione degli spazi presenti nella nostra città è condizionata dalla presenza costante e asfissiante di vincoli: - di tipo economico (relativi agli spazi che prevedono una consumazione, o l'utilizzo a pagamento dei locali stessi); - di tipo tecnico-giuridico (che vanno dal possesso forzoso di una tessera per i frequentatori, alla soddisfazione di requisiti tecnico-legali per quanto riguarda la gestione, ad es. risultare un'associazione formale); - di tipo politico (che possono prevedere anch'essi il possesso di una tessera di partito, sindacale, ecc.. e che finiscono in ultima istanza per condizionare l'utilizzo di tali spazi). Vincoli che possono ad un caso assommarsi, ma mai essere realmente assenti.
Insomma tanti piccoli recinti, ognuno ha il suo, e chi vuole entrare o averne uno deve soddisfare le richieste del/i padrone/i. Chi non può e/o non vuole soddisfare tali richieste deve arrangiarsi, starsene e magari ritrovarsi in casa o in altro spazio di proprietà privata, o altrimenti per strada o in piazza sottoposti ad un vigile controllo. Contestualmente all'endemica assenza di spazi, in questi ultimi anni, è tornata prepotentemente a diffondersi, soprattutto tra i giovanissimi, l'eroina, quale perfetta droga di stato utile soltanto ad adempiere al suo ruolo di controllo, repressione e annientamento sociale (questo fenomeno, giova dirlo, è attribuibile in buona parte alla legge Fini-Giovanardi in materia di stupefacenti e all'equiparazione tra "droghe leggere" e "droghe pesanti"). Da una parte, quindi, assenza di spazi, di fertilità culturale e fermenti creativi, di relazioni sociali sane e genuine, in una parola vita(lità), dall'altra diffusione di eroina, apatia, appiattimento e omologazione, accettazione del presente e annientamento in esso, sfruttamento, ricerca del profitto personale ad ogni costo, dell'apparire (e dell'avere) a discapito dell'essere. In tutto questo le legittime aspirazioni in merito ad uno spazio, che si sono già materializzate nella richiesta, corredata da alcune centinaia di firme, avanzata da alcuni giovani e studenti agli amministratori, non poteva che essere trattata da questi ultimi come uno dei tanti problemi, forse nemmeno un problema, cui rispondere con le solite vaghe e vacue promesse. Nel frattempo alcuni gruppi e individui che vivono, si muovono e operano sul territorio hanno condiviso questa comune necessità. La necessità di uno spazio da autogestire liberamente, senza patrocini o cappelli, che non sia frutto di compromessi o concessioni vincolanti. Uno spazio che sia anche un punto di ritrovo, ma non un punto d'arrivo, semmai un punto di partenza, da cui rivolgersi all'esterno, alla cittadinanza e agli altri; un luogo dove condividere e da cui diffondere conoscenze e saperi che alcuni di questi gruppi hanno già sviluppato nel corso del tempo; un luogo di analisi e di critica delle trasformazioni del tessuto sociale, economico, urbano di Pistoia (e della piana), e di tutte quelle problematiche già presenti sul territorio, inevitabilmente legate a dinamiche nazionali e/o globali (casa, scuola, lavoro, aumento di prezzi e tariffe, questione rifiuti/inceneritori e discariche, nocività in genere, guerra/militarismo, controllo e repressione, diffusione di razzismo, xenofobia e rigurgiti fascisti, attacchi agli immigrati, ai diritti delle donne, alla libertà di orientamento sessuale, ecc..); un luogo di informazione e formazione, uno spazio dove sperimentare pratiche libere e orizzontali di socializzazione, aperto a collaborazioni e contaminazioni culturali e artistiche. Tutti coloro che ritengono di condividere questo progetto e i suoi contenuti, coloro che vogliono portare i propri contenuti e non trovano spazi e canali per esprimersi e far sentire la propria voce, tutti coloro che sono stufi e incazzati delle continue vessazioni e sfruttamento a cui vengono/veniamo sottoposti, tutti coloro che si riconoscono nei principi dell'autogestione, sono invitati a partecipare all'assemblea pubblica di sabato. laboratorio metropolitano pistoia collettivo liberate gli orsi pistoia Aggiungi ai preferiti (0) | Riporta quest'articolo sul tuo sito! | Visualizzazioni: 210
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