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Protesta dei Pacifisti Monaci Birmani PDF Stampa E-mail
Scritto da tinapica   
Wednesday 19 September 2007
 Mercoledi' 19 Settembre 2007

E' la lotta tra dhamma e ah-dhamma, tra giustizia e ingiustizia. Come nel Vietnam della guerra americana, quando i bonzi si davano fuoco, o come negli anni Settanta durante lo scontro tra il Pathet Lao e la monarchia laotiana, i monaci tornano ad essere protagonisti della protesta. Vicini al loro popolo e pronti a sfidare, com'è successo ieri ma anche nei giorni scorsi, le bastonate e i gas lacrimogeni dell'esercito. Ma non siamo nell'Indocina degli anni Sessanta-Settanta: siamo in Birmania nell'era della globalizzazione e della democrazia per tutti.

In Birmania però la globalizzazione serve solo ai contadini semi-schiavi che costruiscono strade col lavoro forzato e la democrazia è un bene sconosciuto. Così la protesta filtra nei monasteri e accende delle luci della rivolta persino chi ha dedicato la vita alla spiritualità, al messaggio di pace del Buddha, veicolato da questi monaci progressisti nel paese delle mille pagode. La lista delle proteste che ieri hanno attraversato il paese è lunghissima: iniziata in sordina nei giorni scorsi, ma con all'attivo già l'episodio eclatante il 6 settembre (quando a Pakokku centinaia di monaci sequestrarono una ventina di membri delle forze di sicurezza incendiando le loro vetture), la protesta dei religiosi ha visto i militanti del Buddha scendere massicciamente nelle strade di mezzo paese: da Rangoon a Sittwe nell'Aarakan, da Pegu a Mandalay, e poi ancora a Pakokku. Il motivo è sempre lo stesso: protestare contro l'aumento indiscriminato dei prezzi ma anche chiedere scuse formali per le violenze già subite dai confratelli. La reazione della giunta è stata ambivalente e forse solo il timore della sollevazione popolare – toccare un monaco è come toccare il Buddha – ha evitato una carneficina. Ma non sono mancate le botte e a Sittwe l'uso dei lacrimogeni. La lista delle proteste l'ha fornita, quasi in tempo reale, la rivista anche online “Irrawaddy”, punto di osservazione privilegiato sul buco nero birmano. La riassumiamo.
A Sittwe, stato dell'Arakan, città costiera dell'Occidente birmano, è circa mezzogiorno quando le forze di sicurezza cominciano a sparare lacrimogeni. La lunga colonna di mantelli color porpora – centinaia dicono testimonianze oculari - si disperde. La Reuters riferisce di alcuni arresti tra i monaci. Ma non ci sono solo loro: si aggiungono normali cittadini e anche alcuni musulmani residenti in città. E' colorata la manifestazione ma non ha un colore religioso. E' semplicemente la protesta che esplode: “il boicottaggio dei monaci è cominciato”, titola Irrawaddy.
A Pegu i monaci sono almeno 1500 e la gente li avvicina per protestare pacificamente con loro, offrendo acqua e ristoro mentre i sacerdoti del Buddha scandiscono, raggiungendo la pagoda di Shwemawdaw, la “paritta sutta”, una preghiera per proteggersi dai demoni. Nessun incidente. Nella stessa area, in 200 marciano da Gyobinguak a Tharrawaddy. A Kyaukpadaung (zona di Mandalay) un centinaio di monaci camminano per un'ora. I militari si limitano a scattare foto.
Ma è forse in gran parte della vecchia capitale – Rangoon - e nei suoi dintorni, che il movimento delle tuniche porpora si fa più forte e vistoso: dalla township di Botataung in almeno 600 tentano di raggiungere la pagode di Sule, blindata dalle forze di sicurezza. Da Bahan verso le due si muovono diverse centinaia di monaci verso Sule e dal centro altre centinaia ancora, sempre in corteo. Senza incidenti, stretti dalle autorità ma lasciati manifestare. L'intimidazione avviene attraverso la dislocazione di camion carichi di soldati attorno ai monasteri di Ngartakgyi, Chauktakgyi, Koetakgyi. Alle tre del pomeriggio si muovono ancora una trentina di giovani monaci mentre le autorità fanno pressioni sugli anziani. La protesta torna anche a Pakokku (divisione territoriale di Magwe) con almeno mille monaci da almeno tre monasteri. Nessun incidente. Anche dalla borgata di Aunglan (Magwe), si muovono in diverse decine e nessuno osa disturbarli.
La giunta intanto se la prende coi civili. Nella capitale ieri ha arrestato un'attivista in clandestinità: Naw Ohn Hla, già membro della Lega nazionale per la democrazia. Una caccia alla donna con circa 200 paramilitari che l'hanno circondata mentre pregava nella pagoda di Shwedagon. E' stata una delle protagoniste delle prime proteste scoppiate in agosto contro il carovita. La protesta è iniziata con piccole manifestazioni in varie città della Birmania dopo la decisione, il 15 agosto, di aumentare i prezzi della benzina del 70 % , del diesel del 100 % e del gas compresso da cucina e per gli autobus del 500 %. Decisione che ha prodotto una serie di altri aumenti a catena delle materie prime, tra cui il riso, e l'impennata del costo dei biglietti degli autobus e dei trasporti.

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