I comitati campani raccolgono l’appello dei comitati contro l’inceneritore. Il 13 ottobre la manifestazione sara’ ad Acerra. I comitati campani in difesa della salute e dell’ambiente,riuniti nell’assemblea regionale del 26 ottobre a Napoli, hannoaccolto la proposta di alcuni comitati contro l’inceneritore di Acerra di spostare la mobilitazione del 13 ottobre da Napoli ad Acerra per rilanciare in avanti la mobilitazione contro l’apertura di uno dei piu’ grandi inceneritori d’Europa che vorrebbero aprire nei prossimi mesi. Il 13 ottobre dunque i comitati campani in difesa della salute e dell’ambiente saranno in piazza ad Acerra per dire no all’apertura del mega inceneritore, per reclamare un nuovo piano dei rifiuti che veda il coinvolgimento delle comunita’ , un nuovo piano senza discariche ed inceneritori, improntato sulla raccolta differenziata porta a porta, sul riciclaggio, verso rifiuti zero. Comitati campani in difesa della salute e dell’ambiente
ALLE COMUNITA’ RESISTENTI AI PRESIDI PERMANENTI DI VICENZA, VENAUS E MONTALE Da diversi anni stiamo lottando contro la costruzioni di vere e proprie centrali di morte. Inceneritori, mega discariche, siti di stoccaggio per ecoballe, che stanno distruggendo la nostra terra in cui vivono 6 milioni di abitanti e che oggi rappresenta il 45% del territorio inquinato nel nostro paese. Queste centrali di morte sono il frutto di un modello di sviluppo, da cui discende un tipo di smaltimento dei rifiuti, che distribuisce miseria ed avvelena i territori, come l’inceneritore di Acerra che vorrebbero aprire in autunno, che brucera’ 2.000 tonnellate al giorno di rifiuti producendo scorie ed avvelenando ulteriormente l’aria. L’inceneritore più grande d’Europa in uno dei posti più inquinati d’Europa. I nostri comitati credono che un diverso modello di sviluppo sia possibile e con esso un altro modello di smaltimento dei rifiuti, a partire dagli impianti di trattamento a freddo e dall’avvio della raccolta differenziata porta a porta finalizzata al riciclaggio. Un sistema di gestione compatibile con la salute e l’ambiente che persegue l’obbiettivo strategico “Rifiuti Zero” ed offre anche la possibilità di creare nuovo lavoro come dimostrano innumerevoli esempi nel mondo. Abbiamo attraversato in questi anni le lotte per la difesa dei beni comuni nel nostro paese, dalla Val di Susa al Dal Molin, da quelle contro la privatizzazione dell’acqua a quelle contro le centrali Turbogas, dal dal no alle grandi opere al no agli inceneritori e megadiscariche, poiche’ crediamo che la difesa dei beni comuni riguardi la qualità e la possibilità stessa della vita, nonché l’affermazione che questo non e’l’unico mondo possibile. Il Patto di Mutuo soccorso che sta nascendo tra queste resistenze,dal basso e fuori dalla politica ufficiale è una risposta alla profonda crisi di rappresentanza, un nuovo spazio pubblico per far sentire e far pesare le ragioni di chi si oppone alla devastazione dei territori e della salute, a difesa dei ben comuni. In italia, infatti i governi che si sono succeduti da Berlusconi a Prodi continuano a sostenere politiche di guerra, di precarizzazione e devastazione dei territori utili solo ai grandi gruppi industriali che vengono sistematicamente finanziati con fondi pubblici. Non possono bastare a fare la differenza, le pantomime di una “sinistra radicale” che mentre prende parte alle scellerate decisioni del governo, in tema di ambiente e non solo, vorrebbe allo stesso tempo presentarsi come sinistra di opposizione, vedi la manifestazione farsa del 20 Ottobre a Roma. La nostra battaglia negli ultimi mesi ha visto le comunita’ ed i comitati in lotta della Campania, resistere all’offensiva neoliberista lanciata dal governo centrale e dalla Regione governata da 14 anni dai cosiddetti democratici del centro sinistra guidati da Antonio Bassolino che sono i principali responsabili dello scempio ambientale e sanitario di questi anni. La grande mobilitazione del 19 maggio scorso a Napoli che ha visto oltre 20 mila persone da tutta Italia reclamare la fine della gestione commissariale sui rifiuti in Campania, il blocco dei lavori dell’inceneritore di Acerra e della mega discariche volute dal governo Prodi e’ stato un passaggio importante che ha determinato da li’ a pochi mesi le dimissioni del commissario straordinario Guido Bertolaso. Anche la magistratura, dopo 14 anni di colpevole ed incomprensibile silenzio è intervenuta mettendo sotto inchiesta Bassolino, Fibe gestita dalla famiglia Romiti, affidataria del piano rifiuti oltre che della costruzione dell’inceneritore di Acerra, ed i vertici del commissariato straordinario. Nei prossimi mesi la lotta in difesa della salute e dell’ambiente in Campania vivra’ dei momenti decisivi : accanto all’annunciata apertura prevista per l’autunno, del primo inceneritore ad Acerra, contro la ferma volontà dell’intera popolazione, entro il 31 dicembre 2007 dovra’ essere scritto il nuovo piano dei rifiuti in uno dal ministero dell’ambiente, dall’amministrazione Bassolino e dal nuovo commissario, il prefetto di Napoli Pansa. L’approvazione del nuovo piano, dovrebbe mettere fine ad un’emergenza voluta ed alimentata per 14 anni con il solo scopo di drenare risorse pubbliche per i interessi privati di partiti, lobbie affaristiche ed ecomafie, avvelenando i nostri territori che registrano un particolare aumento di tumori ed altre patologie mortali. Il nuovo piano però gia si annuncia autoritario, imposto dall’alto e fortemente imperniato sull’incenerimento come nel vecchio piano che fu approvato dal Centro Destra con Rastrelli, all’insegna di una sostanziale continuità di logiche e di interessi. Del resto, questo governo, compreso il verde ministro dell’ambiente è chiaramente schierato a favore dell’incenerimento come dimostrano le ultime vicende siciliane e la mancata abolizione del finanziamento pubblico agli inceneritori attraverso l’uso dei CIP 6 Nonostante i risultati ottenuti dai comitati, il nuovo assetto politico ed amministrativo sulla gestione dei rifiuti, e l’insopportabile coltre di silenzio che i media hanno fatto calare sulla questione, la mobilitazione dei comitati continua! Per questo abbiamo deciso di convocare una nuova manifestazione a Napoli per il prossimo 13 ottobre, per rilanciare la lotta contro l’inceneritore di Acerra e prepararci ad impedirne l’apertura, per chiedere l’immediato blocco dei lavori delle mega discariche, dall’ampliamento di quella di Serre alla costruzione di quella di Terzigno, per reclamare l’immediata bonifica dei territori devastati da 20 anni di sversamento selvaggio come l’area del Giuglianese, affinche’ il nuovo piano rifiuti venga scritto dalle comunita’ e non nelle stanze dei palazzi della regione , della prefettura e del governo centrale intenti a difendere gli interessi propri, delle prganizzazioni criminali e degli imprenditori senza scrupoli che hanno contribuito al disastro ambientale,sanitario e democratico della Campania. Facciamo dunque appello alle altre comunita’ resistenti,ai comitati ed a tutte le realtà di base impegnate per la difesa della salute, dei territori e dei beni comuni a venire il 13 ottobre in Campania perche’la nostra lotta appartiene a tutti quelli che si battono per un nuovo modello di sviluppo necessario, senza guerre, treni luccicanti , trafori inutili, centrali di morte, e veleni. Fino all’ultimo respiro ! No Pasaran ! Jatevenne ! I Comitati campani in difesa della salute e dell’ambiente. MANIFESTAZIONE NAZIONALE ACERRA, 13 OTTOBRE CONTRO INCENERIMENTO A DIFESA DI SALUTE TERRITORI E BENI COMUNI Appello per una manifestazione nazionale ad Acerra contro il piano rifiuti ed in difesa della salute e dell’ambiente. Il “caso Campania” è diventato sui media italiani ed internazionali un simbolo di cattiva gestione, di malaffare, di clamoroso fallimento per un’intera classe dirigente che dovrebbe solo dimettersi, incapace di articolare un piano di smaltimento dei rifiuti minimamente razionale ed efficente e di sottrarre il territorio all’azione delle ecomafie ed alla voracità di profitto dei potentati economici. Con i numeri sconcertanti del disastro ambientale e sanitario (il 43% del territorio nazionale inquinato, esclusa la Sardegna, si trova in Campania, nei comuni dove sono presenti discariche legali e illegali c’è un rischio di malformazioni congenite del’84% in più, in Campania secondo i dati dell’OMS vi è un aumento dell’incidenza tumorale del 12%) si è alimentata una retorica cinica e rassegnata sull’eterno degrado del meridione italiano, su una sorta di cronica e quasi “antropologica” incapacità di tutelare il bene comune. La realtà però è più complessa: nel dramma campano, intrecciati con le servitù sociali che affondano le radici in tutto il secolo scorso, si manifestano gli aspetti più aggressivi della modernizzazione autoritaria e liberista. Una minaccia sul presente e il futuro delle nostre comunità, un monito contro popolazioni, cittadini e comitati che resistono alla devastazione del territorio, dai No-Tav al No-Mose, dalla battaglia contro le centrali turbogas alla smilitarizzazione del territorio fino alla difesa dei beni comuni come l’acqua pubblica. Innanzitutto un capitalismo parassitario, incontrollato e autodistruttivo, disponibile a sventrare il territorio per massimizzare i profitti: in Campania al disastro nella gestione dei rifiuti solidi urbani si somma uno smaltimento abusivo di enormi dimensioni di rifiuti tossici e industriali che va avanti da decenni. Larghe fette del territorio sono state svendute alla funzione di pattumiera di cicli produttivi inquinanti per ammortizzarne significativamente i costi economici. Con un giro d’affari per miliardi di euro, non è eccessivo rimarcare che oggi la “pattumiera campania” contribuisce in maniera significativa al mantenimento del tasso di profitto e alla composizione del Pil nazionale! Come vi contribuisce del resto con una mano d’opera ancora sottopagata e a nero e con la forza lavoro migrante meridionale che ha ripreso ad aumentare in maniera esponenziale. Un ruolo garantito da comitati d’affari legali ed “extra-legali”, ma anche dal ceto politico locale e nazionale. Un destino simile a quello di parecchie aree del Sud del mondo, come la Somalia, zone magari in ombra rispetto all’attenzione dei media mondiali. La logica, del resto, è la stessa delle continue aggressioni militari finalizzate allo sfruttamento incondizionato delle risorse ambientali ed energetiche. Altro elemento chiave è la questione democratica, sempre più svuotata di contenuti e strettamente connessa all’emarginazione dei ceti subalterni. In Campania, in circa 14 anni di commissariamento “straordinario” sulla gestione dei rifiuti, la “politica dell’emergenza” è diventata una strategia, un dispositivo per drenare soldi pubblici sottraendo le scelte ad ogni espressione di volontà popolare. Da Rastrelli a Bassolino, dal centrodestra al centrosinistra, un accordo trasversale e consociativo ha espropriato ogni luogo democratico per consegnarsi agli interessi di comitati d’affari come il gruppo Romiti (oggi sotto inchiesta della magistratura). In più, la resistenza sociale contro gli inceneritori mortiferi e le mega-discariche, viene diffamata come rigurgito egoistico e localista, incapace di un discorso pubblico generale, quando non addirittura finacheggiatrice di interessi mafiosi. Un incredibile ribaltamento di ruoli, se pensiamo all’illegalità di molte scelte istituzionali, come le discariche di immondizia “tal quale”, o la scelta di aree protette e cave precedentemente sequestrate, dove gli sversamenti commissariali finiscono per funzionare da sanatoria di quelli abusivi, ricoprendo e quindi occultando definitivamente i precedenti sversamenti tossici altamente inquinanti. Il muro di gomma dei poteri e degli interessi continua così a ostacolare una messa in discussione vera del piano rifiuti, una valutazione autentica delle alternative possibili nel rispetto di salute ed ambiente e garantisce invece la riproduzione di gruppi dirigenti delegittimati dalla gente e dai fatti. E’ questa una condizione emblematica di quello che in diverse forme avviene in tutto il paese: l’autismo dei poteri forti prevarica i voleri delle comunità e porta avanti una gestione del territorio fondata esclusivamente sull’utilizzo di inceneritori e discariche, costruzione di centrali termoelettriche a olio combustibile, a carbone, a turbogas, progetti di rigassificatori oltretutto ancora da sperimentare, proliferazione di insediamenti industriali altamente inquinanti e nocivi in aree urbanizzate e a ridosso di aree agricole. La politica delle grandi e piccole opere che vede una sostanziale continuità tra Berlusconi e Prodi. In un contesto in cui corruzione, commissariamento dei poteri democratici, istituto della “concessione” in regime emergenziale, diventano altrettante strade per tutelare l’arricchimento privato contro il benessere collettivo. Una situazione che accomuna le battaglie dei comitati ambientalisti campani a quanti, dalla Val di Susa e Vicenza fino alla Sicilia, si scontrano con l’impermeabilità della decisione istituzionale rispetto alla volontà delle comunità. Una situazione che ha spinto comunità, comitati e associazioni a riunirsi nel patto di mutuo soccorso ed a produrre dal basso un nuovo discorso pubblico, autonomo in difesa dei beni comuni. Una solidarietà e una condivisione che si è già espressa anche a Napoli nella manifestazione nazionale del 19 maggio. In questo quadro, tra i momenti chiave che nell’autunno attendono il movimento nazionale, c’è “l’inaugurazione” dell’inceneritore di Acerra prevista in ottobre. Bloccare questo passaggio scellerato è fondamentale! Stiamo parlando dell’inceneritore più grande, inquinante e obsoleto d’Europa in una cittadina assurta a simbolo della devastazione ambientale, che per un colmo paradossale e beffardo è stata riconosciuta “Comune in emergenza diossina” già al tempo del governo Berlusconi… In questi giorni è stato chiuso l’inceneritore di Montale (Pistoia) per immissione di sostanze tossiche fuori norma, poche settimane fà la Corte Europea ha condannato Brescia per il suo inceneritore costruito senza una vera valutazione d’impatto ambientale, mentre giorno dopo giorno vengono alla luce nuove informazioni scientifiche sul carattere mortifero di questi impianti, non solo per la diossina ma anche per l’impatto delle patologie da nanoparticelle e per il difficile smaltimento delle polveri residue (circa un terzo della spazzatura bruciata si trasforma in ceneri altamente tossiche da smaltitre discariche speciali. Acerra, inoltre, è davvero un simbolo della privatizzazione delle forme di governo pubblico: l’appalto che consegnò alla FIBE, oggi sotto processo ma comunque a lavoro in quel cantiere, lo smaltimento del ciclo rifiuti, le delegò anche la scelta dei territori dove dislocare gli impianti! Quest’inaugurazione avverrebbe in contemporanea allo sblocco dei progetti di incenerimento in Sicilia e al rilancio degli altri inceneritori in Campania, da quello di Santa Maria la Fossa (Ce) alle rinnovate indicazioni in tal senso del sindaco di Salerno sul proprio territorio. Il mega-inceneritore di Acerra è una minaccia per tutta la regione, il fondamento di un piano rifiuti inquinante come quello attuale, una barriera potenzialmente insormontabile per l’avvio di una seria politica della raccolta differenziata, perchè diventerebbe automaticamente antieconomico. Ma soprattutto rappresenta l’estrema ancora per il mantenimento di una gestione istituzionale che, pur delegittimata dal disastro attuale, ha già annunciato l’arrivo di circa 30 miliardi di euro(!) per le “politiche ambientali”. Un enorme pioggia di denaro, dalla nuova gara sullo smaltimento dei rifiuti alle bonifiche. Risorse che rischiano di essere nuovamente gestite e sprecate secondo le pratiche opache che da quasi trent’anni (commissariamento alla ricostruzione del terremoto e poi commissariamento all’emergenza rifiuti) asfissiano la regione, con effetti distruttivi sulla qualità della vita sociale e della salute. Ne sono un esempio i “progetti pilota sulla raccolta differenziata” appena partoriti dalle istituzioni campane che, coinvolgendo strumentalmente settori di associazionismo cattolico e di volontariato, oltre a costituire il chiaro tentativo di alimentare divisioni nel movimento, presagiscono pericolosamente un piano rifiuti dove la raccolta differenziata, lasciata al privato, diventa solo una operazione demagogica e di facciata invece di una vera alternativa alla politica di incenerimento. La Rete campana dei comitati in difesa della salute e dell’ambiente, che in questi mesi ha connesso le resistenze sociali da Serre a Terzigno, da Giugliano a Lo Uttaro e Napoli, insieme alla Rete nazionale Rifiuti Zero, rivendica una radicale alternativa alle scelte attuali, la partecipazione, il controllo. Chiediamo di abbandonare inceneritori e megadiscariche per: – Investire da subito in forme generalizzate di raccolte “porta a porta”, a partire dalla frazione putrescibile e con finalità di riciclaggio. – Chiudere con le fallimentari gestioni dei commissari straordinari, costosissime e antidemocratiche. – Restituire – dovunque sia stato calpestato – il potere di programmazione e di gestione alle comunità attraverso un percorso di reale partecipazione democratica e dal basso, previsto anche nelle convenzioni europee (Aarus, Alborg) e sistematicamente violata. – Chiudere da subito e totalmente – senza deroghe di sorta – con la truffa dei sussidi all’incenerimento (Cip 6 e Certificati Verdi) – Puntare alla riduzione a monte dei rifiuti e far decollare davvero produzioni pulite, progetti estesi di riciclaggio e di compostaggio, sostituire gli inceneritori con sistemi di trattamento meccanico/biologico TMB – Il monitoraggio costante contro gli sversamenti abusivi e un’operazione trasparente di bonifiche del territorio, sotto controllo pubblico. Tutto ciò consentirebbe di creare anche migliaia di nuovi posti di lavoro. Al tempo stesso sono indispensabili finalmente norme nazionali come quelle sugli imballaggi per perseguire l’obiettivo progressivo dei rifiuti zero, gia adottato da molte grandi città e stati. Un obiettivo realizzabile a patto di abbandonare l’ideologia della crescita indifferenziata che è distruttiva dell’ambiente e della salute. Un alternativa praticabile anche in Campania, dove, a dispetto della propaganda più opportunista, ovunque è stato applicato un progetto serio di raccolta differenziata porta a porta (da Acerra a Grumo Nevano) ha prodotto risultati considerevoli in brevissimo tempo. La continua mobilitazione delle comunità e delle realtà di base, malgrado le campagne intimidatorie della stampa, una dura repressione e l’autoritarismo del potere, ci dimostra che le popolazioni non hanno smesso di credere nel proprio ruolo e nella fattibilità delle alternative. Nell’affermare il diritto di resistenza delle comunità, facciamo appello ai comitati di cittadini, alle comunità resistenti, alle reti nazionali (acqua pubblica, No centrali, No elettrosmog, NO Mose, NO Tav, No Dal Molin, Altragricoltura), ai movimenti, al mondo del lavoro, all’associazionismo, per costruire una mobilitazione nazionale a Napoli il 13 Ottobre prossimo. Per dire no all’apertura del mega-inceneritore di Acerra e alla devastazione ambientale, per un piano rifiuti radicalmente diverso senza inceneritori e megadiscariche, scritto con la partecipazione di comunità e comitati in lotta. Con una piattaforma comune che, insieme alle altre mobilitazioni dell’autunno, dai No-Tav, ai No Dal Molin, abbia come obiettivo primario nello scontro per un altro modello di sviluppo, il rilancio del protagonismo popolare e della democrazia dal basso in tutte le scelte decisive sul futuro delle comunità, sulla salvaguardia dei territori, della salute e dei beni comuni! Rete Campana dei Comitati per la difesa della salute e dell’ambiente Rete Nazionale Rifiuti Zero Per info/contatti/adesioni:
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347 7876909 Prime adesioni: Comitato contro il megainceneritore di Acerra, Coordinamento comitati emergenza rifiuti – Caserta, Coordinamento dei comitati per la difesa del territorio Area Vesuviana, Comitato Serre per la vita, presidio contro la discarica di SerreComitato Carmine Iuorio 23 febbraio – Campagna, Coordinamento Uniti Per L’ambiente – Giugliano, Qualiano, Villaricca, Comitato salute/ambiente – Salerno, Assise cittadina per Bagnoli, Coordinamento dei comitati per l’acqua di Napoli e provincia, Comitato in difesa del vallone di San Rocco, Comitato contro la centrale di Vigliena, Comitato acqua pubblica Salerno, Comitato di lotta delle vele di Scampia, Comitato contro il termovalorizzatore di Salerno, Comitato “Rio Corbore” Ischia, Rete campana salute ambiente. RdB Precari Autorganizzati (Banchi Nuovi, UdN, MdA Acerra B. Buozzi), Conf. COBAS, RdB/CUB Campania, MdA Storico Ex Macello, Assise di Palazzo Marigliano, CSOA Officina 99, Laboratorio Occupato SKA, CSOA DAMM, Laboratorio Occupato Insurgenzia, Red Link, Sinistra Critica, Il PMLI Campania, Ass. Attac – Fronte Popolare Giugliano, Area Antagonista Campana Coordinamento Dei Comitati Della Piana-Firenze, Prato, Pistoia, La Rete ambientalista della provincia di Alessandria, I Coordinamento dei Comitati della Fraschetta, Medicina democratica Movimento di lotta per la salute, Assemblea del presidio permanente “Giulio Maccararo” Montale (PT), “Collettivo liberate gli Orsi” Pistoia, Alternativa Comunista, Comitato “le nuove resistenze”, Presidio permanente No Dal Molin, Comitati NO TAV, Coordinamento siciliano dei comitati contro gli inceneritori 347 7876909
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