Alle prime luci di questa mattina, uomini e donne, studenti e precari, lavoratori e disoccupati, hanno deciso di rompere il muro di indifferenza che i governanti della città continuano a costruirsi attorno. Lo hanno fatto con l’occupazione di uno stabile da troppo tempo inutilizzato. Un edificio che come molti altri viene considerato non utile allo sviluppo di quella “città europea” spesso discussa nei progetti di riqualificazione urbana e negli incontri tra amministratori ed edificatori, che vede nella costruzione delle grandi opere (come la metro e il parcheggio sotterraneo della Ghiaia) l’ennesima forma di decisione imposta dall’alto.
Un progetto di città che passa immancabilmente attraverso gli enormi interessi economici e speculativi facendo emergere sempre più l’inconsistenza di una classe politica incapace di leggere le problematiche reali di chi vive nella città, considerando la moltitudine di precari, migranti e studenti nomadi, come elemento produttivo, per cui sfruttabile dal capitale e riducibile a mero elemento di controllo. ”se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia” Da qui nasce il bisogno di un luogo che sia capace di mettere in rete le migliaia di esperienze che quotidianamente danno vita a questa città, un laboratorio permanente di idee, non frutto di mediazioni politiche ma autonomo e allo stesso tempo radicale nella sua forma e nel suo percorso, irriducibile a una sintesi di rappresentanza politica di cui, per altro, ne vuole essere un fattore di crisi. Uno spazio nel quale sia possibile elaborare modi di resistenza e de-costruzione di quel meccanismo securitario che, con il pacchetto anticriminalità Amato e la tolleranza zero dei sindaci/sceriffi, rende il razzismo e l’intolleranza strumenti di facile semplificazione della realtà, creando attorno alla figura del migrante, del lavavetri, del “graffitaro”,del nomade un alone di ingiustificata pericolosità, capace però di nascondere l’emergenza di sicurezza sociale che sta producendo una nuova, questa sì pericolosa, forma di povertà. Ma che sia anche un punto di attraversamento delle intelligenze collettive per la libera condivisione dei saperi, per costruire i percorsi formativi più consoni alle nostre esigenze liberandoci definitivamente dalla messa a valore della nostra stessa vita, in netta opposizione alla formazione dell’università- azienda, a quel luogo delle passioni tristi dove le conoscenze vengono costantemente messe in produzione, in cui assistiamo allo sfruttamento dei saperi vivi per mano delle grandi aziende senza nulla avere in cambio. Ma vogliamo soprattutto rompere la “bomboniera Parma”, essere capaci di far emergere le contraddizioni che questa città e i loro amministratori cercano di nascondere, partendo da un modo diverso di socialità e di cooperazione sociale, rendendo questo posto il più possibile attraversabile a tanti e diversi, scoprendo le soggettività che spingono dal basso e che non sfilano nella passerella così troppo costosa dei locali del centro e del divertimento standardizzato. E’ questa la città che vogliamo! Per questo crediamo che i centri sociali siano una ricchezza all’interno delle metropoli, luoghi di democrazia assoluta, spazi di discussione orizzontali e di condivisione di percorsi di vita da alimentare costantemente. A Parma è nata una nuova forma di vita che ha il diritto di esistere. C.S.O. LA REALIDAD Laboratorio di democrazia reale Parma, 29.09.07 blog del cso LA REALIDAD Aggiungi ai preferiti (2) | Riporta quest'articolo sul tuo sito! | Visualizzazioni: 865
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