va bene, come va ? a me va bene, come sempre insomma gira nella stessa direzione nonostante tutto ognuno ha il suo ombrello nero dopotutto per parare gli escrementi che piovono giù da Dio da parte mia ho cura nei termini del contratto con lui nel tenermi aggiornato chiuso in un cappotto di panna rovente mi sottopongo alla vista strabiliante della sua invenzione succhio la melma per sentire il sapore della terra dalla quale provengo ed estrarre un giudizio aggrappato ancora alla mascella con le sue radici minimali ei suoi occhi grandi puntati su di me entro in contatto.
Astraggo un odore e un colore estrarre astrarre osare ammettere indifferenza e amore basta guardarci dentro a quegli occhi e caderci fino in fondo mantenendo la stessa direzione mentre tutto attorno si confonde come un giroscopio in rotazione permanente
Ricordo qualcosa, del mio passato e del tuo. Ricordo qualcosa che non è stato ancora percepito. Ancora nessuno lo racconta poichè come la luce non può essere carpita finchè non socchiudi gli occhi e ne scorgi i filamenti E’ stato sotterrato qualcosa, sorridendo, come sorride, mentre viene sotterrato colui che si vende al denaro.
così tante voci nel passato urlano tanti dal finestrino di una capsula lanciata nello spazio siderale cento anni fà sorridono dalle foto e sperano in un domani c’è chi non sorride e guarda dritto negli occhi chi ricorda un giorno di tragedia in cui enormi torri di zucchero cadevano per gioco come castelli di carte come se fosse più grave del giorno in cui furono erette.
Ora che sulla Terra non vi è più forma di vita come cento anni fà le tre costanti della vita: il sole rosso che si scioglie sulle lame del tramonto la luna pallida che vola in cielo come una donna cannone e le stelle lontane come punte di neve nell’inchiostro così tanto nominate queste costanti, testarde che qualcuno mi potrebbe sparare da un momento all’altro.
Stò iniziando a pensare che non esistano come tutte le cose che si dicono in continuazione per strada se non fosse che anche io ho visto e sò che non sbagliano ma forse sbaglio io e ciò che mi circonda è solo la proiezione del gioco di un bambino che colleziona le sue biglie iridescenti in cui sono rinchiuse le nostre speranze una di queste la guardo ora io sospesa nel vuoto che viaggia verso il nulla.
La capsula di cento anni fà racchiudeva le visioni di chi è stato e oggi che quei sorrisi sono polvere e fotografie io mi chiedo a cosa serva un domani nel nulla e cosa faremo oggi sospesi come bolle nell’oceano salendo in una sola direzione lentamente lanciati nella nostra capsula verso chiunque possa ascoltare ovunque potremmo comunicare le ragioni della nostra fine e la casualità più meravigliosa della nostra esistenza.