INTERCETTAZIONE BERTOLASO CATENACCI
Scritto da buonsenso.info   
Monday 31 March 2008
INTERCETTAZIONE BERTOLASO CATENACCI e altre porcherie:


a proposito del perchè vogliono fare gli inceneritori


LE INTERCETTAZIONI / Catenacci: «Fanno un affare da 1.325 miliardi»
E Bertolaso esclamò al telefono: «Mortacci»
INTERCETTAZIONE BERTOLASO CATENACCI e altre porcherie:


a proposito del perchè vogliono fare gli inceneritori


LE INTERCETTAZIONI / Catenacci: «Fanno un affare da 1.325 miliardi»
E Bertolaso esclamò al telefono: «Mortacci»


NAPOLI - Il calcolo delle ecoballe accatastate in giro per la Campania
lo fa
Corrado Catenacci. È il 7 marzo 2005, e alle 18.59 l'ex commissario
telefona
al capo della protezione civile Guido Bertolaso. La conversazione viene
intercettata. Eccola.
Catenacci: «Ci sono almeno due milioni e mezzo di balle in tutta la
Campania. Per quanto riguarda gli importi, secondo me sono circa 400
miliardi di lire».
Bertolaso: «Perché loro bruciandoli ricavano energia elettrica, no?».
Catenacci: «Gliela pagano a tariffa agevolata, tutto uno strano
movimento
che hanno fatto loro».
Diciotto minuti dopo, alle 19.17, il prefetto richiama.
Catenacci: «Ho fatto i conti con Turiello, viene una cifra mostruosa,
1.325
miliardi di lire».
Bertolaso: «Mortacci ragazzi.».
Cosa vogliano dire le due intercettazioni è cosa che il giudice spiega
chiaramente. La prima conversazione è relativa al numero di ecoballe (o
rifiuti, stando all'accusa) accatastate a quella data, numero che di lì
in
poi crescerà fino a tre milioni. La seconda, invece, fa riferimento ai
previsti introiti derivanti dalla vendita di energia elettrica prodotta
bruciando milioni di balle che la Procura ritiene per nulla eco. E che
non
fossero eco (a dar credito al giudice) se n'erano accorti i cittadini
che
accanto a quei siti ci vivevano, tanto che «le prime proteste delle
popolazioni per i miasmi concorrevano a determinare la presentazione di
interrogazioni parlamentari degli onorevoli Emiddio Novi e Alfonso
Pecoraro
Scanio». Il 27 febbraio 2002, il ministero dell'Ambiente «segnala
l'opportunità di accertamenti». Gli rispondono che va tutto bene,
grazie
anche alla «prassi di addomesticare i risultati» che «deve ritenersi
provata».
Così come «provata» è anche la circostanza che sin dall'inizio appariva
chiara la difficoltà di smaltire le ecoballe.
Sergio Pomodoro, dirigente della Impregilo, ai pm la spiega così:
«Verificai
che, ove si fossero utilizzati tutti i cementifici italiani e si fosse
ricorsi anche a forme di combustione nei gruppi alimentati a carbone,
la
produzione di cdr avrebbe saturato tutti quegli impianti».
Il 5 marzo 2003, invece, viene intercettata una conversazione
dell'allora
amministratore delegato di Fibe Armando Cattaneo. Angelo Pelliccia, il
suo
interlocutore, dice che è meglio «lasciare il giocattolo in mano alla
Regione».
Il manager risponde così: «Saremo l'unico termovalorizzatore che dà 10
euro
a tonnellata per il fos, cdr. Ci bruciamo tutto quello che non ci crea
problemi, ci piace così ed è finito». Il 2 aprile 2005, lo stesso
Armando
Cattaneo parla con un avvocato della conversione del decreto legge
sull'additivazione dei rifiuti: «Siniscalchi dice che al Senato la Lega
è
stata tranquilla perché aveva la devolution e s'è guardata bene dal
rompere
le scatole, ma alla Camera si aspettano maggiore battaglia. Si teme
frange
di An e Lega contro. Vabbuò ci siete voi Ds».
Il 7 marzo 2005, invece, le microspie registrano la conversazione di un
funzionario del commissariato per i rifiuti. Sono le 13.16. E la
telefonata
per il gip non ha bisogno di commenti: «Non è più il combustibile che
deve
essere stoccato. Questa è monnezza vera e propria».


infine
RIMANDO QUANTO DICE LA COMMISSIONE DI INCHIESTA GIA' DUE ANNI FA (alla
faccia dell' "emergenza"...):


Esemplare, a tal proposito, quanto riportato dalla relazione sulla
Campania
della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti:"
Peraltro
i profili vantaggiosi e positivi, dal punto di vista dei finanziatori,
dell'iniziativa di finanziamento del progetto del sistema integrato del
ciclo dei rifiuti proposto dalla Fibe in Campania erano stati riposti
-a
quanto emerso- nella produzione del cdr, con i connessi benefici del
Cip 6:
"bruciare energia e venderla era parte fondamentale del business di
Fibe" e
per le banche "rappresentava il 60 per cento dei ricavi del progetto.""

(Atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti
e
sulle attività illecite ad esso connesse, XIV legislatura, Relazione
territoriale sulla Campania del 26/1/2006).





Roberto Pirani
Esperto in gestione e riduzione di materiali post consumo
www.buonsenso.info

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Ultimo aggiornamento ( Wednesday 02 April 2008 )